IL PUNTO DI VISTA COSTRUTTIVISTA ERMENEUTICO:

dal Cognitivismo alla Psicologia dei Costrutti Personali

Quando le persone si avvicinano alla psicoterapia hanno una storia da raccontare. Può essere una storia dolorosa, il racconto di un rapporto travagliato o il resoconto di eventi di vita difficili che mettono a rischio nella persona il senso di benessere, la fiducia personale e l’autoefficacia.

Ci sono molti modi di rispondere alla storia di un paziente e le diverse scuole di psicoterapia sottolineano e trattano in modo diverso i problemi che la persona presenta.

Un terapeuta che lavori partendo da un punto di vista costruttivista ermeneutico sarà formato sulla teoria e sulle tecniche della Psicologia dei Costrutti Personali di George Kelly (1955), sulle sue successive e contemporanee evoluzioni in relazione con la tradizione ermeneutico-fenomenologica e con la teoria dell’autopoiesi di Maturana e Varela, nonché sulle altre cornici teoriche che pongono attenzione prevalentemente alla vita presente, quotidiana e futura.

Forse il più chiaro segno distintivo del Costruttivismo Ermeneutico (Chiari G. e Nuzzo M.L., 2010) e delle scuole collegate a questo tipo di terapia riguarda l’idea di base secondo la quale ogni paziente sia un ricercatore di senso e di equilibrio personale e, quindi, un terapeuta costruttivista ermeneutico sarà coinvolto con curiosità e interesse e collaborerà con il paziente nella sua ricerca, con l’obiettivo di dare un senso nuovo alla propria esperienza.
Farà questo, scegliendo un ruolo né educativo, né correttivo affinché il cliente metta nuovamente in atto un processo esperienziale ed elaborativo, che porti non solo alla risoluzione del problema presentato, quanto a una sua dissoluzione, ovvero un cambiamento dei presupposti sulla base dei quali la persona vive il proprio malessere. Le sedute terapeutiche saranno improntate su una modalità conversazionale, focalizzata sulla narrazione del sé e del modo di vedere del paziente, poiché un terapeuta costruttivista ritiene di fondamentale importanza il guardare il mondo con gli occhi dell’altro.
È una teoria rispettosa e accettante, che parte dal presupposto della legittimità dell’esperienza che il cliente fa di sé e del mondo quotidianamente. Il terapeuta mira a comprendere i presupposti grazie ai quali la persona si muove (anticipazioni), sia consapevoli che inconsapevoli, che i clienti utilizzano nella loro vita e che possono essere problematici per loro. Il terapeuta lavora poi con i pazienti favorendo degli “esperimenti” per sviluppare anticipazioni e modi di agire alternativi e più percorribili.

George Kelly, fondatore della Psicologia dei Costrutti Personali articolata nel 1955, sottolineava una convinzione fondamentale dei terapeuti che lavorano da una prospettiva costruttivista: “Nessuno ha bisogno di essere vittima della propria biografia”.

Un terapeuta costruttivista lavora in una varietà di setting e di ambiti con individui, coppie, famiglie, organizzazioni e gruppi più ampi, in ambito clinico, scolastico, dello sviluppo, del lavoro, giuridico, artistico, ecc.

CONSULTA L’ALBO NAZIONALE DEGLI PSICOLOGI