Questo periodo così complesso ci sta mettendo davanti a situazioni stressanti che non siamo abituati a gestire; la situazione di emergenza che viviamo è di per sé qualcosa di nuovo e che non sappiamo come affrontare e quindi necessariamente ansiogena. Questo, ovviamente, si aggiunge alla preoccupazione di ordine sanitario e di salute fisica che viviamo per noi e per le persone care. Molti sono i comportamenti che vengono “automatici” in questa condizione, ma alcuni di essi possono essere controproducenti o dannosi.
Inoltre le emozioni che viviamo in questo periodo e la loro variabilità possono spaventarci o farci temere che ci stia succedendo qualcosa di non controllabile aumentando ulteriormente la quota di ansia.
Secondo la mia opinione, è utile entrare nell’ordine di idee che questo periodo di libertà limitata sia una maratona e non uno sprint; dev’essere chiaro che le strategie che affrontiamo per fare fronte all’emergenza devono essere pianificate con attenzione e tenendo ben presente la gestione delle risorse mentali e psicologiche dell’individuo. Infatti anche atteggiamenti positivi possono risultare non sostenibili nel lungo periodo; continuando a utilizzare la stessa metafora, se iniziassi la maratona correndo il più velocemente possibile, probabilmente andrei subito in testa e proverei dei sentimenti positivi, ma riuscirei a portare a termine la gara serenamente?
SUGGERIMENTI ANTI-STRESS PER CITTADINI A CASA
Proverò a dare dei suggerimenti per affrontare la situazione attuale di quarantena senza, ovviamente, la pretesa che siano “universali”, sono degli spunti di riflessione per colui o colei che fosse interessato a trovare una propria strategia per giungere al traguardo con ancora un po’ di fiato!
1) Legittimare le emozioni che provate: siamo in una condizione non normale (per normale si intende abitudinaria); proveremo emozioni variabili, incongrue, è frequente passare dall’ottimismo alla tristezza in tempi rapidi, sentiamo sconforto, rabbia, ansia, paura, ci sentiamo irritabili, talvolta abbiamo pensieri iper-catastrofici o iper-ottimistici (si può pensare che “tanto non c’è più niente da fare” o al suo opposto, “tra una settimana è finito tutto”).
Tutto questo è comprensibile, naturale è un modo umano di gestire il fatto di non avere una previsione sufficientemente stabile del futuro.
2) Creare delle routine: questa situazione, come ormai tutti abbiamo compreso, non è una vacanza, uno stacco dal lavoro o una novità rispetto alle consuetudini. È indispensabile trovare delle routine per non vivere una situazione di vuoto: non è sufficiente dire “ora faccio quei lavoretti che abitualmente non posso fare”; vanno inseriti in un’agenda mentale che dà regolarità e crea quotidianità. Per esempio, programmare ogni giorno alla stessa ora di seguire un corso di fitness online; fissare con gli amici una videoconferenza 3 volte a settimana per fare un aperitivo; fare una lista scritta dei “lavoretti” rimandati per anni e programmarli (martedì dopo pranzo: riparare il lavandino; mercoledì dopo pranzo mettere la mensola ecc.). E ovviamente mantenere le consuetudini di tutti i giorni; alzarsi a una certa ora, rispettare i pasti, guardare tot ore di tv.
3) Informarsi per quanto utile e non di più: il rischio di una sovraesposizione all’informazione è concreto e rischioso. Inoltre in una società come la nostra siamo a contatto con una quantità enorme di notizie, dalle più alle meno affidabili, che può portare a una vera e propria indigestione comunicativa lasciandoci confusi e frastornati. Da ciò possono scaturire due fenomeni conosciuti in psicologia: da una parte la catastrofizzazione, dall’altra la negazione. Entrambi gli atteggiamenti sono deleteri e ci spingono a scegliere comportamenti inadeguati. Una domanda da porsi è: a cosa mi è utile questo tipo di informazione? Ad esempio, sapere che la percentuale dei decessi sia X , quale vantaggio mi porta? Questa è un’informazione utile a un virologo, al Ministero della Salute, al capo della Protezione Civile.
Per noi è più utile sapere (e seguire) l’informazione che non dobbiamo uscire di casa se non per motivi strettamente necessari. Non sto dicendo che non dobbiamo venirne in contatto, ma che un eccesso di esposizione a informazioni non utili/indispensabili al tipo di persona che sono, rischia di avere molti più costi che benefici (e ricordiamoci che dobbiamo gestire bene le risorse per concludere una maratona!)
4) Favorire la socialità: siamo in una società ad alto livello di comunicazione; abbiamo le tecnologie per stare vicini anche stando fisicamente lontani: sfruttiamole. Siamo degli animali sociali e abbiamo bisogno di stare in comunità con altri: chiamiamo, scriviamo, parliamo! Più sfruttiamo mezzi che ci permettono anche il contatto visivo con l’altro, meglio è. Programmiamole e diamo una cornice di senso a ciò che stiamo facendo per evitare che la conversazione sia monopolizzata dall’argomento virus; quindi favorire argomenti in comune come musica, sport, arte, cinema, serie tv e tutto quello che vi viene in mente che si allontani da tecnicismi e informazioni non utili sul virus.
5) Favorire l’espressione del proprio vissuto: parlare di come sto è molto diverso dal parlare del numero di casi di contagio da Covid-19 o tassi di mortalità! Condividere le emozioni – la noia, la paura, il senso di costrizione – è molto utile purché questo rimanga una condivisione e non diventi uno scaricare sull’altro la propria ansia. È difficile, ma fondamentale, tenere a mente che possiamo stare accanto al vissuto dell’altro, ma non possiamo eliminarlo (così come l’altro non può eliminare il nostro). Questo è un aspetto fondamentale: ascoltare senza dover risolvere è di per sé un grande aiuto.
Rassicurare e cercare di tranquillizzare una persona che è in ansia, spesso è inutile e frustrante specie in una situazione così difficilmente anticipabile come quella che stiamo vivendo; ascoltarla e rimandare una comprensione (magari anche una condivisione) può avere un effetto molto più potente, soprattutto nel lungo periodo. Un modo di favorire l’espressione del vissuto è anche l’utilizzo di forme creative non verbali: dipingere, disegnare, suonare, fare collage ecc.
Specialmente per i bambini l’utilizzo di canali di comunicazione meno strutturati è molto importante.
Laddove questi spunti non fossero sufficienti ad affrontare in un modo equilibrato questa difficile quarantena, c’è sempre la possibilità di rivolgersi a uno psicologo o una psicologa che vi possano sostenere.
Buona maratona a tutti!