27 settembre 2017: sul quotidiano La Nazione un’intervista al Dott. Ancillotti sulla violenza nella coppia.

 

Riportiamo integralmente l’intervista della giornalista Manuela Plastina:

 

Dottor Marco Ancillotti, lei è psicologo e psicoterapeuta sia individuale che di coppia. Come si arriva a una violenza o un omicidio del proprio partner?

 

“Quando si giunge a un evento così traumatico, c’è ostilità e l’impossibilità di mettersi in discussione come se l’individuo non potesse vedere né accettare le cose anche da un’altra prospettiva: la colpa dei problemi è del partner o a volte del mondo intero. Si preserva se stessi al punto di arrivare a fare
del male mentale o fisico all’altro”.

 

Le è capitato di avere in cura coppie nel cui rapporto c’era una forma di violenza?

 

“Frequentemente chi si rivolge agli specialisti riconosce di avere difficoltà che vuole superare: si imputano delle colpe all’altro, ma si ammette anche una difficoltà personale. Cercano col nostro supporto di ritrovare una maggiore comprensione. È raro che da questa volontà di mettersi in discussione possa poi verificarsi un atto così aggressivo. Piuttosto ho incontrato singoli, in particolare donne, che subiscono violenza tra le mura
domestiche, sia fisica che psicologica”.

 

Esistono dei segnali che possono far capire che una coppia è a rischio violenza?

 

“Difficilmente episodi di tale violenza emergono dal deserto: ci sono eventi precedenti che possono far capire cosa sta accadendo prima dell’irreparabile. La violenza fisica è la più individuabile, ovviamente, mentre quella psicologica fatta di denigrazione, squalifica, abuso mentale è difficile da percepire”.

 

Spesso però queste violenze non vengono denunciate.

 

“Molte persone abusate non manifestano, non chiedono aiuto, sperano di risolvere da soli. C’è vergogna e la volontà di minimizzare. È spesso difficile allontanarsi da coniugi violenti: per quanto l’altro sia pericoloso, per quanto metta paura, le vittime non riescono a slegarsi da una persona seppur violenta”.

 

Alcuni omicidi in famiglia nascono dalla volontà del partner di chiudere un matrimonio o una relazione.

 

“La violenza spesso ha a che fare con la paura della perdita. Per quanto l’aggressore possa sembrare forte, spesso è il contrario: ha una marcata dipendenza psicologica. Il timore dell’abbandono porta a pensare l’altro come una proprietà; non ci si mette in discussione e maschera con la forza e la violenza un’insicurezza di fondo. È un
fenomeno molto più frequente di quanto non si creda”.