Molte di noi sono cresciute con una salda certezza: se avessimo partorito un bambino, avremmo dovuto affrontare il più grande dolore immaginabile, difficile persino da raccontare. Quanti miti intorno all’evento parto… miti che poi sono definibili come le esperienze personali di tante donne generalizzate e trasformate in verità assolute.

 

Uno degli aspetti interessanti della nascita di un figlio, invece, è che ognuna viva la propria gravidanza e il parto in modo assolutamente unico nel suo insieme e non facilmente prevedibile. Così anche per quanto riguarda il tabù del dolore, ogni donna avrà un vissuto personale.

 

La Psicologia, dal canto suo, può intervenire in vario modo in questo ambito e, nello specifico, per quella che è la componente psicologica dell’esperienza del dolore associato alla nascita. Senza voler entrare nelle questioni mediche, farmacologiche e culturali che molto hanno da dire in proposito, vorremmo qui citare un breve estratto reperibile dal sito www.associazioneandria.it dell’Ostetrica Barbara Grandi:

Anche oggi come un tempo forse la donna ha bisogno di un rito di passaggio, di un’esperienza forte, autentica, vissuta nel suo corpo, per prepararsi all’enorme cambiamento che diventare madre comporta. La donna attraverso il dolore, la stanchezza, la fatica, incontra se stessa e i propri limiti, ma anche la propria potenza, la propria forza, necessarie per assumersi nuove responsabilità, per nascere come madre […] Senza il dolore l’esperienza può essere vissuta come monca, impoverita, incompleta.

L’aspetto sensoriale del parto, il corpo a corpo tra madre e bambino, si incidono per sempre nella memoria della donna e forniscono un senso di coesione col bambino, l’impressione di essere soggetto attivo nella maternità e le permettono di riconoscere come proprio il figlio che nasce. L’esperienza propriocettiva fa da supporto alle immagini, ai suoni, alle voci e alla formazione dei simboli nella costruzione della memoria e ha, probabilmente, un suo ruolo fondamentale nella facilitazione del legame col bambino […] Però se la donna si trova in un ambiente estraneo, tra sconosciuti che con lei si rapportano senza umanità, se non capisce quello che le succede e cosa viene fatto sul suo corpo, la paura, l’ansia e il disorientamento, possono intensificare il dolore, causare stress e inibire le contrazioni uterine efficaci”.

 

Si aprono così molti scenari per nuove modalità di affrontare gravidanza e parto, affinché i 9 mesi siano un percorso di consapevolezza e non una semplice attesa!

Dott.ssa Monia Giannecchini

Psicologa Psicoterapeuta